Nell’era digitale, i bambini sono circondati da dispositivi connessi fin dai primi mesi di vita: baby monitor Wi-Fi, tablet per l’intrattenimento, smart speaker, cellulari dei genitori. Tutti questi strumenti, seppur utili e spesso educativi, emettono campi elettromagnetici (EMF) a bassa o alta frequenza. Secondo studi condotti da istituzioni come il National Cancer Institute (NCI) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i bambini potrebbero essere più sensibili all’esposizione EMF rispetto agli adulti. Il motivo? Il loro sistema nervoso è ancora in fase di sviluppo, la loro barriera cranica è più sottile e il tessuto cerebrale ha una conducibilità diversa. Non si tratta di generare panico, ma di prendere coscienza di un’esposizione continua, invisibile e quotidiana, il cui impatto a lungo termine è ancora oggetto di studio.